Nei giorni scorsi abbiamo visto quel che a Monza si è fatto in passato (e si fa) per l'informazione in area Centrosinista con l'Arengario e con Domani. Giornali gratuiti che non vengono più stampati da molto tempo. Per capire cosa c'è invece in edicola attualmente ci viene in aiuto lo stesso Carlo Arcari con un divertente (e per certi versi inquietante) ritratto dei giornali "storici" monzesi pubblicato sulla mailing list Monza Domeus che riporto in parte qui sotto. Arcari, infine, torna sui suoi passi e non si ritira dalla nostra discussione, rilanciando le sue tre domande riguardo la mia ipotesi di una nuova rivista: perché? per ottenere cosa? per chi?
Le mie tre risposte le scrivo nel prossimo post, aspetto le tue, a queste e a tutte le altre domande. Che aspetti?
Nb i grassetti sono miei
[...] Analizziamo sommariamente i tre periodici: il Cittadino, l'Esagono e Il Giornale di Monza. Il primo nato un secolo fa ha conservato e forse accentuato nel tempo e i contenuti di un settimanale che guarda alla realtà con lo sguardo di un parroco di campagna. Oggi la sua identità è quella di un periodico diocesiano che riporta le notizie provenienti da una comunità ecclesiale e il livello dei commenti del suo direttore è quello di una soporifera predica domenicale. Il secondo è uno storico settimanale sportivo brianzolo nato negli anni 60. Lo zoccolo duro dei suoi lettori è interessato soprattutto alle notizie che provengono dal mondo dell'agonismo locale e il recente rilancio (affidato a un direttore come Marco Pirola che vi ha riversato la sua esperienza di cronista politico) ne ha fatto un mezzo che fatica ancora a trovare una forma precisa. Alla tradizionale sezione sportiva del giornale egli ha aggiunto un "primo piano" di gossip politico monzese (soprattutto di centrodestra) e un ricco, ma dispersivo notiziario locale. Il terzo settimanale ha fatto invece da sempre la scelta della cronaca nera per raccontare la realtà monzese, il suo notiziario è quasi totalmente costituito da questo tipo di notizie e lo spazio di commento è praticamente inesistente. Complessivamente l'immagine riflessa della realtà monzese e brianzola da questi tre mezzi è "vecchia", nel senso di "datata", molto parziale e di basso profilo. Non c'è dibattito, non c'è analisi, non c'è confronto di idee e commento. Soprattutto non c'è inchiesta che spieghi al lettore cosa sono questa città e la sua società. Se uno straniero (italiano intendo) li dovesse leggere per farsi un'idea della Monza o della Brianza, che tipo di opinione si farebbe di questa città e di questo territorio? Certo molto lontana dalla realtà. C'è spazio dunque per un mezzo di informazione e comunicazione nuovo, che dia le notizie che questi giornali non danno e non daranno mai perché non le riconoscono come tali, che offra ai lettori un dibattito sull'attualità che oggi non fa nessuno e che proponga un commento diverso nel linguaggio e nei contenuti da quello che oggi passa il convento, anzi la parrocchia, del Cittadino. Ad assumere questa mission non può essere che l'espressione "professionale" di quella parte sociale e politica di città che è cosciente della realtà di cui sopra, che sente l'esigenza anzi l'obbligo (pena il rassegnarsi a vivere altri dieci anni governati dalla parrocchietta leghista oggi al potere) di esprimere una diversa visione del futuro di Monza e della Brianza. Ma quale visione? Ecco il punto sul quale bisognerebbe discutere seriamente e che invece tutti scantonano, cominciando uno a discutere della forma del giornale da fare, l'altro delle idee che dovranno avere in comune i futuri redattori, l'altro del cosa non vogliamo essere, ecc. Io che invece sono convinto del fatto che un giornale (o rivista) è prima di tutto un mezzo e non un fine, ho proposto di cominciare a discutere partendo da queste tre domande: perché? per ottenere cosa? per chi? Nessuno per ora ha risposto, ma senza queste risposte, temo, non si andrà da nessuna parte o si farà poca strada. Come è sempre puntualmente avvenuto finora. In conclusione a mio avviso gli elementi fondamentali che bisogna definire e condividere tra i cittadini della "Città Possibile" che si vogliono dare uno strumento di comunicazione all’altezza della sfida e affrontare questa impresa con un minimo di possibilità di riuscita, sono: 1) obiettivi (culturali e politici), pubblico (lettori, società), risorse (economiche e professionali). Il progetto editoriale, come la musica nelle opere, verrà.
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