Dalla chiacchierata dell'altra sera, lunga e appassionata, è venuto fuori che la voglia di dare corpo al progetto è concreta. Ho tentato di sintetizzare le opinioni, i suggerimenti, le precauzioni, i dubbi nel testo che segue. Potrebbe diventare il primo passo, oppure no. Aggiungi le tue osservazioni e il tuo commento per modificarlo e per appropriartene. Abbiamo deciso di continuare il confronto qui, alla luce del sole, continuando a condividere apertamente le idee. Già questo a me pare sia un atteggiamento inedito da queste parti. Un ottimo primo passo.
Per comodità e brevità riprenderò la formula delle "5 W" per ripercorrere le questioni da affrontare. Per ogni W riporto gli aspetti emersi ieri sera e la mia personale proposta/sintesi.
What / Cosa
Una rivista di approfondimento e analisi che, citando la pubblicità di Diario, "Non insegue l'attualità, vorrebbe precederla. Altrimenti la commenta".
Che abbia la capacità di essere qualitativamente molto curata (nella scrittura o in qualsiasi altra forma di comunicazione sarà opportuno utilizzare, video, fotografia, satira...).
Che sappia raccontare con attenzione quel che accade nel nostro territorio, senza costringerci in confini che esistono solo sulle cartine (quindi Vimercate come Casatenovo come Sesto...).
Che sappia essere interessante, in grado di coniugare il piacere personale di chi la produce con l'attenzione del lettore.
Non una merce da vendere ma uno strumento. Il fine non è fare la rivista solo per il piacere di farla, ma usare la rivista per analizzare quanto accade (e non accade) in questo territorio. Non fermarsi alla cronaca (cosa accade) ma provare a capire perchè accade, facendo indagine e riflessione. Raggiungendo un numero di lettori adeguato all'impegno e non solo la ristretta e angusta cerchia di amici e parenti.
Non aver paura di dire la propria, ai lettori viene data la libertà di leggere, pensare, rispondere.
Gli argomenti?
Il territorio, urbano ed extraurbano; le sue trasformazioni, la sua difesa, la sua valorizzazione.
Le culture, ovvero la capacità di capire il perchè di quanto accade e la ricerca di percorsi meno battutti.
La cittadinanza, ovvero i rapporti fra le persone e quanto gli vive intorno: le altre persone, le relazioni e gli istituti che le regolano (Affetti, Lavoro, Rappresentanza, Delega, Comune, Stato, Unione Europea...).
Con molta attenzione a quanto comunemente non riesce ad avere visibilità e attenzione in una città e in un territorio che è profondamente cambiato sociologicamente.
A questo i collaboratori sono invitati a partecipare secondo le proprie competenze personali e la redazione ad elaborare, collettivamente, il confronto. Non solo un magazine di personalità separate ma anche un "insieme" capace di rapportarsi, rispettando l'indipendenza, all'interno e all'esterno.
Why / Perchè
Perchè siamo sazi e disperati, sazi di informazioni e disperati di senso, sappiamo tutto quel che accade (o che conviene far sapere) e non sappiamo perchè accade.
Perchè occorre capire oltre che sapere, altrimenti non si decide e non si incide la realtà. Una rivista aggressiva, capace anche di "smuovere", stuzzicare e stimolare. Viva e pulsante. Militante senza militare in nessun partito o schieramento. Come dice Saviano citando Celine, non ci interessa produrre "spilli per inculare le mosche". Capace di intercettare i fermenti ambientalisti, umani e culturali, farsene interprete, incubatore e stimolo.
Per arrivare a questo è necessario stabilire un ambito, un metodo e un fine entro cui il lavoro collettivo si riconosce e che determina anche, quando necessario, la cassazione di contributi non adeguati. Una "carta dei valori" a cui tutti siamo chiamati a dare corpo per poterci riconoscere e vedere ripagato il nostro lavoro.
Io propongo i miei "principi": laicità (religiosa e partitica), ironia (i media brianzoli sono tristi e noiosi), difesa delle risorse a rischio (diritti delle persone, ambiente)...
Who / Chi
Chi scrive (o riprende, fotografa, disegna...) è anche proprietario del giornale. Attraverso una forma aggregativa (dalla semplice e snella Associazione culturale alla più impegnativa Cooperativa) chi scrive sul giornale partecipa in prima persona alla gestione delle sue sorti, della sua identità e della sua linea editoriale. L'indipendenza da editori (imprenditoriali o politici) comporta l'investimento personale di impegno, lavoro e risorse. Sia l'Associazione che la Cooperativa comportano l'apporto di una quota associativa che può essere stabilita di natura diversa per i soci "INPS" e per i soci "ggiovani", una somma di denaro e il lavoro per i primi e il solo contributo di lavoro (più una cifra puramente simbolica) per i secondi.
La struttura deve prevedere le comuni forme di organizzazione elettiva: comitato direttivo e presidenza, criteri di accettazione delle iscrizioni eccetera. In questo modo si assicurano democrazia e responsabilità riconosciute. Il presidente dell'associazione può coincidere con il direttore poichè l'editore coincide con la redazione.
Where / Dove
Una rivista non è ne' la carta ne' le schermate, sono i contenuti che riesce a produrre ed elaborare. Individuare gli strumenti più efficaci per farlo arrivare ai lettori è compito che non può prescindere da alcuni aspetti:
- Cadenza. Essendo una operazione di spirito "no-profit" e volontaristico non può diventare troppo pesante produrla e deve permettere di essere creata nei "ritagli di tempo".
- Costi. Senza escludere a priori lo strumento cartaceo, è evidente che l'utilizzo di internet abbassa notevolmente la soglia di accesso e di visibilità, si va da zero centesimi utilizzando servizi gratuiti e si cresce proporzionalmente in base alle risorse (e al successo) che il giornale raggiunge. La mia idea è di partire su una piattaforma "proprietaria" che ci permetta di essere indipendenti da network, provider e di poter gestire in totale autonomia database e strumenti vari. Un impiego minimo (ma adeguato ad una soglia di partenza di 800 lettori al giorno) significa prevedere una spesa di qualche centinaio di euro, diciamo 1000-1500, per un servizio hosting di qualità. La stampa di un numero minimo di copie cartacee comporta un costo pari, ma per un singolo numero e con poche pagine. Pensare alla stampa significa quindi prima di tutto pensare a trovare risorse che non possono certo essere coperte dalle quote associative.
Per questi motivi la forma rivista e la cadenza mensile sembrano quelle più adeguate. Lo strumento digitale più abbordabile di quello stampato.
When / Quando
Una volta raccolte le dichiarazioni di disponibilità di ciascuno (di tempo, di soldi, di idee) si può passare a imbastire il vestito più adeguato. Vi invito a esprimervi tutti sulla disponibilità personale: tempo, impegno, denaro, competenze-interessi. Se abbiamo 10 persone e 2000 euro si fa un cappotto, se abbiamo 20 persone e 5000 euro si fa un guardaroba, se abbiamo 4 persone e 150 euro si fa una pizza e amici come prima. La prospettiva deve essere basata su un arco di tempo di almeno due anni e con un fondo minimo di 6.000 euro (così da permetterci di pagare eventualmente chi ci ospita nelle riunioni).
Mi lancio in una ipotesi di crono-programma.
Nelle prossime due-tre settimane si raccolgono le osservazioni, le aggiunte e le sottrazioni a questa bozza di sintesi (e vi chiedo subito scusa per tutto quello che ho dimenticato di riportare) e si elabora insieme lo "statuto" che determinerà anche la linea editoriale del giornale. Io, sulla base di altre esperienze simili, presenterò un quadro di insieme per quel che riguarda la costituzione di una associazione culturale che diventi la personalità "giuridica" titolare del progetto, proprietaria della testata e che determini i processi decisionali interni.
Dopo le due-tre settimane ci incontriamo nuovamente (di martedì, ospiti di Stefano presso Il Fannullone con spaghetto annesso) per dare corpo attraverso una o più bozze definitive di "statuto" all'identità dell'associazione/giornale.
Entro un mese si dà corpo alla personalità "giuridica", alle "cariche" ai ruoli, compiti e responsabilità. La forma Associazione culturale è molto semplice e leggera, non c'è neppure l'obbligo di andare da un notaio.
Successivamente (fra 40 giorni?) si individua una scaletta di temi specifici da affrontare, la struttura del giornale (quantità di contenuti, sezioni, strumenti di interazione...) e si disegna una bozza di primo numero zero che permetta di testare la macchina organizzativa (capire chi può fare da riferimento, le comunicazioni interne, le revisioni...).
Contemporaneamente si elaborano dei piani di promozione e di raccolta fondi (contributi dei lettori, raccolta pubblicitaria...).
A tal proposito penso sia importante considerare la possibilità che a titolo di associato "INPS", ovvero con quota in denaro, possano entrare in gioco anche altre associazioni culturali o ambientaliste sulla scorta di importanti esempi nazionali: nel comitato editoriale di "Vita" - il settimanale del no-profit - entrano a far parte anche tutti quegli enti che versano una quota (in quel caso 7500 euro) e sottoscrivono un protocollo di intesa che assicura loro visibilità, sconti sulla pubblicità e partecipazione nella gestione (in ragione ovviamente di una quota singola, come un qualsiasi altro associato "INPS" o "ggiovane" che sia). Questo può significare una proficua collaborazione con quelle realtà del territorio cui molti di noi già appartengono e che probabilmente hanno bisogno di un punto di riferimento per la loro comunicazione.
giovedì 31 gennaio 2008
Primi passi
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
6 commenti:
Carlo me l'aveva detto che sei uno in gamba Antonio!
Mi piacerebbe molto poter assistere ad almeno una delle riunioni (dato che, se ho ben capito, sono libere) anche solo per capire più da vicino di "cosa si tratta", ma purtroppo il giorno degli incontri è poco congeniale ai miei impegni...
Stai sicuro che, in ogni caso, continuerò a seguire gli sviluppi sul blog!
Ilaria
Ottimo riepilogo.
Aggiungo solo che mi ha fatto molto piacere trovare i partecipanti e le partecipanti così numerosi e variegati anche in termini di età.
Per quanto riguarda il cronoprogramma concordo, ma non credo che tutto si possa realizzare in forma assembleare.
Il prossimo incontro secondo me deve definire un gruppo di al massimo 4 o 5 persone che lavori sui dettagli operativi, anche perchè il buon Antonio sta offrendo tempo e passione ma non può certo stare dietro a tutto.
A presto
Gimmi
Perdonate il ritardo: in questa nostra modernità liquida, il tempo è un dittatore fin troppo solido.
Mi preme sottolineare alcune questioni a margine del documento di Antonio e di quanto evidenziato dalla nostra riunione.
a) Critica e valori
Si è detto rivista e non giornale, approfondimento e non cronaca. Sta bene: ma allora forse è meglio definire ulteriormente i nostri mezzi.
Se parliamo di riflessione critica, occorre fin da subito ricordare che non c'è critica senza identità: l'informazione, per convenienza più che per necessità, tende a mascherarsi da discorso oggettivo, ma la riflessione implica sempre un soggetto e il suo punto di vista.
Non è questione da poco: si tratta di trovare dei paradigmi in grado di costruire un sistema, per quanto di scala ridotta, che tenga insieme tutto il nostro lavoro.
Antonio propone ironia, laicità, responsabilità collettiva (si può dire civismo?). Sono d'accordo. Ne aggiungo un paio: consapevolezza e irriverenza.
La prima ci preclude l'errore di dare qualcosa per scontato: fare critica significa riconoscere sempre la posta in gioco, nei cinepanettoni, nelle sfilate di moda, nel chiacchiericcio mediatico.
La seconda aiuta a ricordare che nessun mito (come nessun tabù) nasce sacro: il presente è un probabile che diventa necessario, ma è sempre possibile spostarsi un po' e guardare le cose da un altro punto di vista.
b) Identità e interesse
Sulla questione del blog si sono spese, l'altra sera, fin troppe parole. Dal mio punto di vista, una rivista come quella che immaginiamo richiede una progettazione editoriale organica, il che fa un po' a pugni con la struttura a entrate dei blog, che – in fondo – sono dei database appena rivestiti da una patina unitaria. Ma non pretendo di chiudere la questione: riflettiamoci.
Invito però a considerare un paio di aspetti: primo, non è il caso di esagerare nel mitizzare il medium. Intorno ai blog, come ad ogni prodotto culturale, si concentrano interessi strumentali e identitari. Di solito, però, il peso dei primi è poco rilevante: il successo di un sito (come per gran parte dei prodotti culturali) è legato soprattutto all'identità che il suo fruitore vi associa, non al ritorno di utilità che egli ne trae. Questo non ci impedisce di puntare in alto, naturalmente. Ma non illudiamoci che in rete le regole siano diverse: sono le stesse, solo più sottili. Secondo, la nostra identità primaria sarà quella territoriale? Personalmente, preferirei di no. Prendiamo i paradigmi di cui al punto sopra, facciamoli reagire, e avremo un punto di partenza: laico, ironico, critico. Quindi scegliamo un pubblico: in Rete è facile, ma anche sul territorio esistono reti. E ricordiamo che noi non vogliamo venderci, ma coinvolgere: qualche idea?
c)Prima parlavo di progettualità organica. Preciso: ho in mente un sistema di saperi interagiti, di linguaggi e personalità accostate. Abbiamo un direttore artistico (scusa Ant), sfruttiamo il vantaggio. Abbiamo un artista (scusa Nicola), facciamo lo stesso. Linus era una rivista simbolo per quel che diceva e per i fumetti che pubblicava. Raccogliamo contatti con le associazioni, con altri siti, con l'estero, con chi ci piace e ci fa pensare.
d)Le mie disponibilità personali: vivo a Bologna, e lì rimarrò per un altro anno almeno. Detto questo, leggo e scrivo di cinema, di fumetti, di critica letteraria, culturale, politica. Fotografo, gioco di ruolo. Ho fondato (con altri) un circolo culturale ed un forum di cui vado modestamente fiero. Quattrini pochi, ma in compenso parecchi capelli - per ora.
e)A latere.
(faccio mio l'invito di Antonio circa le ultime battute del nostro incontro: evitiamo di sentirci dei reduci, se possiamo. E nel contempo, magari, stiamo alla larga anche dalla retorica sui giovani: mi mette un po' i brividi, come immagino debbano sentirsi i panda quando si parla delle specie in via d'estinzione. L'età è una contingenza anagrafica, le idee – come dice Alan Moore – sono a prova a di proiettile)
E questo, per quel che mi riguarda, è più o meno tutto.
Au revoir.
Solo per dire che Oneiros è Pasquale Cicchetti. Avanti gli altri ora.
Carissimi, il silenzio di questi giorni non è assenza/disinteresse, ma riflessione.
Ho diverse perplessità riguardo ai limiti soggettivi: non mi riferisco tanto ai termini temporali per la produzione, ma per il concepimento (dell’articolo). Cosa sarà proporre una riflessione, una critica o un articolo, veramente degni, ogni 30 giorni? Sto cercando di stendere delle idee. La qualità (quella spesso sacrificata nella cronaca) è il mio interrogativo del tutto personale.
Tempo al tempo e tempo alle mie oblique risorse mentali. L'indole pellegrina mi suggerisce che solo iniziando a camminare potrò intuire fino a dove, quando e in che modo.
Vi aggiornerò. Riguardatevi!
PS spero di non aver involontariamente nutrito la retorica del "giovane". Quella dell'altra sera era una pura notazione statistica.
1. sono convinto che prima di partire autonomi, si dovrebbe proporre a monza la città la possibilità di un magazine periodico, ridefinendo un accordo con reciproche autonomie e reciproca condivisione di massima delle due iniziative
2. mi resta ostica l'idea della rivista mensile, sopratutto se on line..perchè non pensare a un magazine on line con meno articoli ma almeno settimanale... che esce il week end dove uno ha più tempo anche per leggere un lavoro di approfondimento?
3. credo che vada esplicitata (almeno come obiettivo) la possibilità di incontro tra professionalità e volontariato, mantenendo comunque uno spirito comune e collettivo editoriale e redazionale
4 ..la politica è una parola che fa paura e fastidio ma per me è imprescindibile che ci sia uno spazio plurale e di approndimento sui temi più stringenti della politica (amministrazione, partecipazione, democrazia, partiti etc.)per la quale mi troverei disponibile a curare, se richiesto e utile, la tematica, con ovvio spirito plurale
5. resta il nodo fino a che punto monza..fino a che punto brianza e l'idea di privilegiare testimonianze e racconti diretti delle persone mi piace
6. per un non giornalista (ma il problema è anche di giorgio, gimmi e altri) se e come possa essere utile all'impresa, lo lascio a voi "esperti"..la mia disponibilità comunque è di sergio civati in quanto persona e non come politico, consigliere etc. e quindi è quello il parametro sulla quale valutare l'utilità o meno..altre eventuali valutazioni (legittime) ad escludermi per questi motivi...togloerei cappello e saluterei la bella compagnia...
Posta un commento