domenica 30 dicembre 2007

Il sole d'inverno.

Di informazione parla l'ultimo numero, online, di Golem l'indispensabile. Copioincollo qui un passaggio illuminante dell'intervento di Gianni Barbacetto, un fantasioso dialogo fra un islandese e un lettore italiano. Golem si conferma una pietra molto preziosa. E gratuita.

[...] Islandese. Sì. Le notizie circolano. In effetti, ci sono tanti giornali, tanti libri... Ma so che il 70 per cento degli italiani s’informa esclusivamente attraverso la televisione...
Lettore.Ma la tv è piena di talk show, dove opinioni opposte si contrappongono. Non è pluralismo, questo? Non è democrazia?
Islandese. Pluralismo? Le opinioni contrapposte non possono sostituire la realtà. Non possono surrogare i fatti. Nei talk show vince chi dice una cosa nel modo più efficace: non importa che sia anche vera. La tv dovrebbe invece mostrare le persone, i fatti, i problemi, i fenomeni... Lo fa raramente. Più spesso, mette in scena teatrini in cui tutto è discutibile, tutto è opinabile. Una falsità ben raccontata, strizzando l’occhio allo spettatore, è più efficace di una verità detta senza istrionismi. Certo, è molto “democratico” dare la parola a chi dice che c’è bel tempo e poi anche a chi dice che piove. Ma è più sicuro aprire la finestra e guardar fuori.
Lettore. Forse in Islanda va così. Da noi anche il tempo è opinabile. Certo che in una cosa hai ragione, nella nostra tv e nei nostri giornali ci sono tante interviste, ma poche domande. Di solito gli intervistati si scelgono gli intervistatori. Si fanno “cucire addosso” l’intervista come un vestito di sartoria. Bandite le domande scomode, o semplicemente sgradite: ai politici, ma anche agli imprenditori, ai banchieri, perfino agli attori e ai cantanti.
Islandese. Come mai può succedere questo?
Lettore. Perché il giornalismo, o almeno il giornalismo politico, da noi è un sottoinsieme della politica. Molti politici sono giornalisti e molti giornalisti finiscono in politica. A seguire il leader di un partito, i giornali mandano non il cronista più agguerrito, ma un giornalista che diventa una specie di ufficiale di collegamento tra il giornale e quel leader e quel partito. Più in generale, non c’è coraggio nei confronti dei potenti, siano politici o banchieri, imprenditori o immobiliaristi, padroni del calcio o grandi inserzionisti della moda.

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