Ci scrive Sergio Civati, la questione è che ruolo possono avere nella rivista coloro i quali - come lui - hanno anche un incarico amministrativo e/o politico. Ecco il testo.
cari tutti
martedi' porssimo non ci sarò (..ho consiglio comunale)..ma forse per voi questa potrà essere una buona opportunità...
Mi spiego: sulla necessità di una rivista nel territorio, ho già detto la mia in positivo, pur avendo messo lì grosse questioni nell'ultimo incontro (monza-brianza, periodicità e on line, professionalità e volontariato)
Nell'ultimo incontro, ho colto in più persone il "disagio" di poter avere nella "compagnia" gente che fa politica..e su questo sarò franco ed esplicito, in modo che martedì ne possiate riflettere.
L' eventuale indicazione dei "fuori i politici fuori.." mi lascierebbe molto perplesso e contrariato..
Al di là della mia persona, quello che non condivido, è l'idea per cui l'indipendenza di una rivista debba essere il risultato di "una immagine" da dare (ma non eravamo noi quelli dei contenuti?..) e non determinato dal contenuto nel suo contenitore, dall'impegno e dalla serietà delle persone che vi fanno parte.
Di questi tempi ormai noi "cosidetti politici" siamo visti o come "casta" o come (in questo caso) "peste".... (l'affermazione è un po' forte ma da l'idea..)
Dopo aver tanto blaterato che il "tutto politica", il professionismo della politica. etc..sono uno dei mali delle persone che la fanno.. in realtà con queste eventuali scelte, si confinano le persone che hanno incarichi politici a far solo quello...e non sono visti come innanzi tutto cittadini (come io mi ritengo tale); cittadini che hanno una loro identità sociale, culturale e personale prima ancora che politica
Persone quindi che sono in grado di tenere separate funzioni e ruoli in altri luoghi (che mi sembra avere dimostrato in monza la città..); non vorrei che oltre che ai politici, di questo passo si volgia tagli fuori "la politica che fa male..". (è un film già visto recentmente..)
Mi sembra questa eventuale indicazione riduttiva, discriminante ed anche culturalmente conservatrice rispetto alla politica stessa che vogliamo tutti rinnovare
Io avevo già dato verbalmente disponibilità ad Antonio di curare spazi-rubrica riguardo al mondo giovanile (è stato il mio lavoro fino a pochi mesi fa) e sulla politica intesa come confronto e approfondimento plurale riguardo ai temi che l'attraversano (democrazia, cittadinanza, partecipazione, istituzioni etc.).
Mi rimetto a voi sulle proposte e sulle decisioni, una cosa deve essere chiara (per come io son fatto), se dovessi partecipare a quest'avventura lo vorrei fare con pari dignità e non come "ospite" tollerato.
Con franchezza e amicizia, buon lavoro per martedi'!
sergio civati
giovedì 14 febbraio 2008
I confini della politica e di chi la fa
Pubblicato da larivistachevorrei alle 12:00
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4 commenti:
Per comodità, riporto qui il mio punto di vista, la mia opinione a proposito.
Dal commento di Greta sul blog devo constatare che non sono stato ancora molto chiaro riguardo la mia ipotesi di associazione.
Provo a riepilogare sinteticamente e ribadisco che è solo una mia proposta, si deciderà insieme se adottarla, modificarla o che.
Si fonda una nuova associazione culturale, editrice della futura rivista.
Si redige uno statuto che dichiara le regole e la linea editoriale generale (i principi).
Sono soci coloro che sottoscrivono lo statuto e attivamente e concretamente collaborano (scrivendo, disegnando, fotografando, riprendendo...) alla realizzazione della rivista.
Siccome c'è chi non ha ancora un reddito, alcuni dei soci (i cosiddetti Senior) versano una vera quota associativa (100-200 euro l'anno), gli altri (i Junior) ne versano una simbolica (10 euro). Tutti i soci (Senior e Junior) hanno identici diritti: partecipano e votano nell'assemblea, possono essere eletti nel comitato direttivo dei fondatori e possono essere eletti presidente/direttore.
Gli esterni sono sostenitori dell'iniziativa, collaborano oppure donano un contributo economico. Non sono soci quindi non votano e non possono essere eletti. Possono partecipare alle riunioni di redazione, salvo indicazioni contrarie dell'assemblea dei soci.
Per segnare con chiarezza l'indipendenza dell'iniziativa, fra gli esterni io annovereri coloro i quali ricoprono incarichi amministrativi e/o rappresentativi di carattere politico (ad esempio Rosario, Sergio, Pippo, Pino e non so chi altri). È evidente che il loro contributo è importante ma è altrettanto chiaro che una distinzione è necessaria. Dovendo produrre una rivista rivolta al pubblico, in qualche modo va tenuto in conto che la trasparenza dell'identità va "garantita". Sono sicuro che siano loro per primi a beneficiarne: se io faccio una vignetta con la Binetti e Ratzinger vestiti di cuoio e il frustino, Rosario e Sergio non devono giustificarsi con nessuno :-)
I contributi potrebbero essere elencati pubblicamente sul sito (come fa lavoce.info)
Un sistema che garantisca il controllo dell'iniziativa va studiato per il futuro, per esempio inserendo nello statuto che l'elezione del presidente/direttore (da svolgersi all'interno dell'assemblea dei soci) deve essere gradita al comitato dei soci fondatori.
Discorso a parte per lo statuto. Oltre a segnare le regole del funzionamento interno, deve anche dichiarare i principi a cui l'iniziativa fa riferimento. Questo è fondamentale perchè se un domani Stefano scrive un pezzo che inneggia al nazismo - lo fa spesso :-) - per statuto potremo dirgli di andare a cagare.
Qui tutti davvero dobbiamo dare un contributo per elencarne di condivisi. Io e Stefano ne abbiamo elencati alcuni: laicità (religiosa e partitica), antiviolenza, ironia e non ricordo cos'altro. Vediamo di non essere troppo vaghi (lo dico a me). Allego la Carta dei principi del Corriere della Sera a scopo di esempio. Qualcuno però deve farsi avanti e metterci mano per raccogliere i contributi di tutti e stilarne la bozza da approvare. Chi?
Riporto qui la carta dei principi del Corsera.
La Carta del Corriere della Sera
Via Solferino, l'eredità
"Un fatto è un fatto e una parola non è che una parola"... "Ci piace essere obiettivi; ci piace ricordarci che tu, pubblico... vuoi anzitutto essere informato con esattezza; ci piace serbare, di fronte ai nostri amici migliori, la nostra libertà di giudizio". (Umberto Torelli Viollier, il primo giorno del "Corriere della Sera in edicola, 5-6 marzo 1876)
"Testo eventuale". (Luigi Albertini)
Il Corriere della Sera è un quotidiano indipendente con una chiara vocazione europea, " libero da ogni condizionamento politico ed economico, sia esterno che interno". (Ugo Stille)
Dove "informare significa, oltre che riferire gli avvenimenti, esplorarne le cause più profonde, indagare sui retroscena, non nascondere nulla. Una libera stampa che porti tutto alla luce del sole, senza complicità con gruppi d'interesse, chiarisce i sospetti, dissipa i dubbi alimentati ad arte; ha allora un effetto equilibratore e rasserenante." (Piero Ottone)
Il giornalista vi entra "con la libertà di pensare, di scrivere, di controllare, di criticare, di correggere, di consigliare e, occorrendo, di denunciare". (Mario Borsa)
"Sa che deve fare un giornale libero, garantire l'informazione più completa, cercare poi la cosiddetta 'verità possibile', registrare la dialettica tra molte verità per tentare di raggiungere la verità stessa, o almeno la non-menzogna". (Alberto Cavallari)
Questa "Carta" riassume la "missione" del "Corriere della Sera" (in tutte le sue edizioni di giornale quotidiano e in tutti i tipi di media, elettronici, radiotelevisivi, canali satellitari, o cartacei in cui compare il suo marchio) e le idee guida condivise dai giornalisti e riconosciute dall'editore.
La "Carta" richiama e fissa valori, consuetudini, regole e princìpi già affermati nel quotidiano, con l'obiettivo di consolidarli, renderli ancora più profondi e diffusi, applicarli laddove fossero disattesi.
Il quotidiano è il più classico organo di informazione, Ma è anche una industria e, come per qualsiasi altra impresa, il suo prodotto, il giornale, risponde a criteri di qualità e affidabilità, che in questo caso sono assoluti, poiché dalla completa fiducia del pubblico dipende il successo di mercato.
Per essere grande un giornale deve battere i concorrenti e conquistare lettori. Deve però anche essere capace d'esprimere idee, convinzioni, progetti, sentimenti, deve essere capace di lasciare un segno sulla società del suo tempo.
Con l'espansione, le fusioni, le alleanze, le incorporazioni, gli interessi economici che si collegano alla proprietà dei giornali diventano più numerosi e più complessi. C'è quindi una sfida quotidiana per mantenere una assoluta, credibilità, lealtà e indipendenza nel trattare le notizie , comprese quelle che incidono su vicende riconducibili alla proprietà del giornale stesso.
"Ma il principio del giornalismo rimane semplice: dobbiamo essere onesti nei nostri giudizi e veritieri nei nostri reportage. Un muro... è innalzato per proteggere noi che facciamo il giornale anche dalle influenze aziendali". (Time, 24 gennaio 2000, in occasione dell'operazione Time-Warner-Aol)
Nota: Solenni princìpi e impegnativi comportamenti conseguenti sono contenuti nei programmi di insediamento di direttori del "Corriere". Lette in successione, alcune frasi formano una comune dichiarazione di intenti della nostra testata valida nel tempo. Sono recepiti nella "Carta del Corriere" anche affermazioni tratte dagli statuti di altri quotidiani e media di riconosciuta autorevolezza. Ovviamente riconfermati sono lo storico "Statuto del giornalista del "Corriere" nato nel 1974 e l'insieme degli accordi sindacali che via via hanno formato un corpus di, diritti, di regole riconosciute come specifica garanzia dei redattori rispetto all'editore/proprietà, una "carta dei giornalisti". Questa, invece, è una "carta del giornale": la "Carta del Corriere" fissa i diritti del lettore e i conseguenti doveri di chi fa il giornale. In questo contesto, viene in evidenza anche il rapporto nei confronti dell'editore/proprietà come dovere del giornalista a tenere, di norma, gli stessi comportamenti previsti nella Carta nei confronti di soggetti estranei alla redazione.
Garanzia per i lettori
L'autonomia e la separatezza del "Corriere della Sera" da interessi diversi da quelli dell'informazione libera hanno una importanza primaria, soprattutto per i lettori.
"L'indipendenza e la non manipolazione delle notizie sono una garanzia per i diritti dei lettori la cui salvaguardia costituisce la ragione ultima del lavoro di redazione" (El Pais)
"I giornalisti devono fare ogni sforzo per conservare la fiducia dei lettori, per tenersi lontani dalla ribalta, per riportare le notizie, non crearle" (Washington Post).
Autorevolezza e credibilità sono pure garantite da una netta distinzione fra notizie e pubblicità, fra scelte della redazione e criteri di marketing. Unico criterio della destinazione e suddivisione degli spazi riservati quotidianamente all'informazione (la foliazione) è la rilevanza giornalistica degli avvenimenti.
Un obbligo quotidiano
Il Corriere della Sera vuole presentare ogni giorno un'informazione di qualità, responsabile, imparziale, completa, accurata, corretta, comprensibile a tutti. Vuole pubblicare analisi chiare, inchieste di approfondimento, letture piacevoli, critiche puntuali opinioni stimolanti. Vuole dare un senso al flusso delle informazioni, mettere il lettore in condizione di sapere e capire, per poter elaborare un suo proprio giudizio.
Una informazione corretta e libera è la base di una corretta e libera formazione dell'opinione pubblica, e quindi del sistema democratico e pluralista nel quale il "Corriere della Sera" si identifica secondo princìpi liberali e sociali.
La responsabilità
Il giornale si propone "la ricerca della verità con intraprendenza, responsabilità e correttezza, senza timore nei confronti di specifici interessi e senza finalità di proteggerne altri (....)L'esame di punti di vista opposti dev'essere la regola. Comprese le dichiarazioni di persone accusate o indagate.
"Il potere del giornale comporta alcune specifiche responsabilità: ascoltare coloro che non hanno voce; evitare in modo assoluto qualsiasi atteggiamento arrogante; presentarsi al pubblico secondo le regole dell'onestà civile e della trasparenza.
"La prima missione di un quotidiano è raccontare la verità fin dove può essere accertata. Il quotidiano deve raccontare tutta la verità di cui può venire a conoscenza. Il quotidiano deve essere al servizio del suoi lettori e del pubblico in genere, non degli interessi privati dei proprietari. Il quotidiano non deve essere alleato di alcun interesse particolare". (Washington Post)
Nel concetto di responsabilità rientra anche il particolare legame funzionale fra il giornale e chi vi lavora, aspetto insieme etico e professionale. Il giornale è il prodotto, il frutto si direbbe meglio, dei giornalisti, considerati nelle singole capacità e funzioni. In questo senso ciascuno fa il suo giornale e ne è responsabile, sentendosi in ogni momento partecipe delle scelte e delle decisioni.
L'imparzialità
"Le notizie devono essere diffuse rispettando il principio di veridicità, dopo aver costituito oggetto di verifica di rigore e devono essere esposte, descritte e presentante con imparzialità". (Consiglio d'Europa)
Imparzialità significa sapere che la realtà è complessa ed esistono punti di vista diversi: il giornalista deve tenerne conto, anche se imparzialità non equivale a distacco o neutralità. Bisogna sempre dare spazio a molteplici "verità". Ma l'imparzialità di un giornale (di un giornalista) è una disposizione mentale prima che l'applicazione di una tecnica. Non basta, per mostrarsi imparziali, affiancare in pagina, su una questione controversa, due pareri opposti di "esperti".
La completezza
Completezza non significa informazione pletorica, sovrapposizioni, ridondanza, "ricami", articoli interminabili. Al lettore spetta una chiara gerarchia delle notizie; facili collegamenti fra i vari articoli, fra cronache, analisi e commenti; semplici percorsi di lettura; sintesi. E tenendo conto sia del tempo che il pubblico può consacrare a ciascun fatto e alla lettura del quotidiano nel suo insieme, sia della varietà degli interessi dei lettori, il giornale deve fornire l'informazione che ogni cittadino ha il bisogno pratico e l'obbligo civile di conoscere; deve sia offrire spunti di svago, sia soddisfare chi legge non per distrarsi ma per il suo lavoro.
L'informazione è in equilibrio tra la domanda del pubblico e l'offerta del giornale, che decide di porre certi temi all'attenzione. In nessun caso il prodotto deve essere condizionato dalle caratteristiche dell'organizzazione e degli organigrammi interni, dagli umori dei giornalisti che vi lavorano.
L'accuratezza
L'accuratezza si ottiene controllando i fatti e le fonti (che di regola devono essere citate), utilizzando più di una fonte salvo quando ciò sia impossibile, facendo una chiara ed esplicita distinzione fra fonti di prima e di seconda mano, evitando esagerazioni e montature.
"Il giornalista deve sempre porsi le domande: Come lo sai? Come puoi esserne certo? Dov'è la prova? Chi è la fonte? Come lo sa? Quali sono i suoi interessi? Qual è la documentazione a supporto?" (Gruppo Gannett, Usa Today).
L'uso di fonti anonime è l'eccezione, non la regola e deve essere giustificato in ogni caso: la legittima protezione di una fonte e il segreto professionale sono garanzie insostituibili, nel rispetto delle leggi, di ciascun giornalista. Il ricorso a 'fonti bene informate', allo 'osservatore', allo 'esperto', al 'diplomatico' talvolta è inevitabile. Ma non deve essere mai dovuto alla superficialità del lavoro d'inchiesta e alla mancanza d'impegno.
Quando si usa materiale tratto da altri giornali o altri media, come a esempio fonti tratte da Internet, se ne deve riconoscere la provenienza. Sintesi di dispacci d'agenzia saranno presentate come tali. Redattori e inviati non appongono la loro firma per esteso se non hanno aggiunto una informazione originale o un contributo interpretativo a quelle dei dispacci (salvo casi di pubblico dominio concordati con la direzione). La "buona scrittura" non basta per presentare come articolo proprio un pastone d'agenzie e ritagli. E' preferibile l'uso della sigla qualora si utilizzino più agenzie o fonti internet con un lavoro giornalistico di selezione. Va preferita, ove possibile, l'osservazione diretta di un fatto da parte del giornalista, la cui testimonianza deve avere priorità, dopo una verifica, sulle altre fonti di informazione.
Accuratezza significa anche titoli e sommari che corrispondono al contenuto dei fatti e dei dati contenuti negli articoli e non esagerano o riducono la portata della informazione.
La correttezza
I giornalisti del "Corriere della Sera" sono impegnati, nel loro lavoro, al massimo della correttezza.
"Un articolo non è corretto se omette fatti di grande importanza o significato. La correttezza include la completezza. Nessun articolo è corretto se riporta informazioni sostanzialmente irrilevanti a scapito di fatti significativi. La correttezza impone di praticare l'onestà nei confronti del lettore". (Washington Post).
Quando un errore viene commesso, è importante che il giornale lo riconosca con franchezza, chiarezza e tempestività. Il giornalista replica, in linea di principio, solo sulle circostanze di fatto.
La comprensibilità dei fatti
Il lettore ha bisogno di conoscere i legami orizzontali dei fatti, di sapere quali conseguenze avranno per lui eventi lontani. Il "Corriere della Sera" presterà un'attenzione primaria non solo ai fatti italiani e a quelli europei, che ormai fanno parte degli affari "interni" e non più esteri, ma anche agli avvenimenti internazionali capaci di forti ripercussioni in Europa.
Occorre occuparsi non solo degli avvenimenti (le notizie) ma anche dei processi in corso, e cioè delle notizie in incubazione, in modo da tenere il passo con la storia e non subire come "sorprese" sviluppi che sono in qualche misura prevedibili.
La cronaca immediata non esaurisce il compito del giornalista. La cronaca va messa in prospettiva, per permettere al lettore di comprendere le cause dei fatti e le possibili conseguenze. L'analisi, separata dai fatti, è il primo indispensabile complemento della cronaca. Per raggiungere questo scopo, sarà anche favorito l'impiego dei giornalisti e dei collaboratori nelle loro aree di competenza.
La tradizionale gerarchia delle notizie in termini di vicinanza/lontananza geografica si affievolisce. Così come è sempre meno valida la gerarchia delle informazioni che vede la politica al primo posto rispetto all'economia, alla società, alla cultura. Spesso infatti la politica non traina gli altri settori ma è trainata e condizionata da questi.
Per capire "che cosa sta succedendo", "dove andiamo" è indispensabile utilizzare anche lo strumento dell'inchiesta, l'unico che consente di scavare nel presente e di anticipare una realtà in evoluzione.
Il mestiere di giornalista
"Il mestiere del giornalista è quello di un artigiano coscienzioso alle prese ogni giorno con le 'verità modeste' dei fatti..., che vanno rettificati, ritagliati, precisati quotidianamente. Il giornalismo non deve avere la pretesa di dire il vero, di imporre una verità chiusa e dominatrice. Il giornalismo deve essere assunzione di responsabilità, impegno professionale e presenza nel mondo. L'indifferenza è l'anticamera del cinismo". (Le Monde)
Nello scegliere e valutare le informazioni o nel raccontare eventi, il giornalista non deve essere condizionato da interessi diretti o indiretti della casa editrice o dello stesso giornale quando è impegnato in attività di sponsorizzazione.
"Un reporter potrà esprimere un giudizio giornalistico professionale, ma non un'opinione personale"(Bbc).
I nuovi media
Come l'edizione stampata, ogni altra forma che assume il Corriere della Sera (online, radio, tv, canali tematici, satellitari,ecc) fa capo alla responsabilità del direttore in ogni sua parte. Per i contenuti giornalistici e per i link immessi, questa responsabilità si esercita attraverso le strutture gerarchiche della direzione (vicedirettori, caporedattori, caposervizi, giornalisti); per gli altri contenuti immessi da altri soggetti aziendali (ad esempio la pubblicità) la responsabilità si esercita attraverso le tradizionali forme di vigilanza, verifica e controllo in atto nel quotidiano.
I modi di lavoro sono quelli del "Corriere della Sera" con tutte le regole in vigore.
Diritti e doveri
Il Corriere della Sera valuta e premia i talenti e i contributi dei suoi giornalisti. A tutti offre uguali opportunità di carriera, senza discriminazioni di sesso, di religione, di opinioni politiche, di relazioni familiari, sulla sola base delle qualificazioni, delle competenze e dell'impegno, escludendo ogni altro criterio non professionale compreso quello dell'appartenenza a gruppi interni o esterni al giornale, partiti, lobbies. Il giornale accoglie e fa sue le diversità culturali, etniche e di opinione nella consapevolezza" che una eterogeneità di persone lo arricchisce , favorisce la creatività e il successo dell'impresa" (Wall Street Journal).
La maternità non sarà elemento di discriminazione. Nessun giornalista sarà obbligato a firmare articoli che abbiano sofferto alterazioni sostanziali non concordate. A nessun giornalista verrà richiesto di dimostrare tesi in contrasto con i fatti, o di riferire le opinioni di una sola parte.
I giornalisti non assumono incarichi in uffici stampa, né svolgono attività di consulenza, promozione e pubbliche relazioni. E' opportuno che non scrivano per house organ o agenzie di pubblicità, non possono comunque farlo per quelli contigui alla propria competenza. Non assumono incarichi di tipo aziendale, neppure per il marketing della propria azienda, Eventuali collaborazioni a "speciali" del "Corriere della Sera" non esclusivamente giornalistici sono autorizzati dal direttore. I giornalisti provenienti da uffici stampa o agenzie di pubbliche relazioni non potranno "coprire" professionalmente, per un periodo di due anni, settori di competenza contigui a quelli seguiti durante la precedente attività.
Le collaborazioni esterne, fornite per qualsiasi mezzo di comunicazione, "possono costituire un apporto alla formazione e alla pratica professionale di ciascun giornalista e contribuire alla promozione dell'immagine" (Liberation) del Corriere della Sera. E' prioritaria la libertà di espressione salvaguardata specificamente dalla Costituzione e regolata dal contratto nazionale dei giornalisti. Ma sul piano degli interessi materiali è prioritario il giornale.
Le partecipazioni sistematiche a trasmissioni, dibattiti, tribune radiotelevisive o online o su altre pubblicazioni, e quelle episodiche solo se a pagamento, devono essere preventivamente approvate per iscritto dal direttore sulla base di un criterio di equità e di uguale trattamento. In tutte le apparizioni deve essere chiaramente espressa l'appartenenza al "Corriere della Sera", a meno che non ci sia una deroga concordata con la direzione.
La partecipazione alle attività politiche è garantita da quanto previsto dalla Costituzione e dalle leggi vigenti. Tuttavia i giornalisti non prendono parte ad attività politiche o governative che siano oggetto dei loro incarichi professionali e che possano compromettere (o minacciare di farlo) il corretto svolgimento del loro lavoro anche in qualità di responsabili.
Un giornalista può concorrere a pubblici uffici o sostenere come simpatizzante una campagna o una organizzazione politica. Eviterà, tuttavia, ogni conflitto o sovrapposizione con la sua veste professionale. Se candidato ad elezioni, dovrà astenersi da articoli e commenti per la durata della campagna elettorale.
Se un giornalista ha stretti rapporti di parentela o di amicizia con persone impegnate in campagne o organizzazioni politiche, ne darà comunicazione al direttore e si asterrà dall'occuparsi professionalmente della campagna o delle organizzazioni.
Restano ferme ovviamente le norme che regolano le funzioni pubbliche elettive o sindacali contenute nell'articolo 23 (aspettativa) del vigente Contratto di lavoro giornalistico.
I giornalisti del "Corriere della Sera" sono impegnati a evitare conflitti di interessi anche potenziali. Chi ha incarichi redazionali connessi con il sistema economico e i mercati finanziari deve segnalare alla Direzione la proprietà di azioni e ogni operazione economica anche di familiari che possa dare adito a ipotesi di conflitto di interessi.
"I giornalisti non accettano compensi per conferenze presso organizzazioni commerciali. Possono accettarli per interventi presso università o altre organizzazioni senza scopo di lucro. Sono da rifiutare regali da fonti di informazione o persone/enti oggetto di servizi giornalistici, ad eccezione di quelli dal valore non significativo". (Los Angeles Times)
Il Corriere della Sera non accetta di regola il pagamento di viaggi e l'ospitalità da parte di enti, società, organismi, governi, associazioni per promuove pubblicazione di articoli anche in presenza di avvenimenti (lancio di iniziative, di automobili, libri o altri prodotti). Qualora il viaggio con invito costituisca palesemente una necessaria via di accesso all'informazione la Direzione autorizza una deroga. Possono fare eccezione, comunque, inviti di organismi internazionali (esempio Comunità europea, Nazioni Unite).
L'uscita dei libri dei giornalisti del Corriere della Sera e dei collaboratori sarà segnalata in un apposito spazio ( in maniera esaustiva, ma con misura), salvo deroga motivata del direttore per chiara rilevanza giornalistica. In questi casi sarà comunque opportuno segnalare che l'articolo riguarda un giornalista o un collaboratore del "Corriere" Ai collaboratori e agli interni non sarà possibile trattare in nessuna forma sul giornale convegni o pubblicazioni in cui in qualche modo sono coinvolti.
I collaboratori che sono consulenti di una casa editrice non recensiranno libri della stessa casa editrice. Tantomeno libri della collana che essi stessi curano. Non è opportuno che i professori recensiscano i libri dei loro allievi e neppure il contrario. Andranno limitati l'uso di recensire libri pubblicati dalla casa editrice per la quale pubblica lo stesso recensore; l'uso di recensire libri di colleghi giornalisti, a meno che non siano di indiscusso valore o rilievo. Anche l'uso di recensire i libri degli uomini politici sarà limitato ai casi di indiscussa qualità o di evidente portata giornalistica. Le regole previste per i libri si intendono estese a tutti i campi logicamente assimilabili (musica, dischi, teatro, spettacoli, arte, ecc).
In nessun caso sarà consentito da parte dei personaggi da intervistare l'indicazione del giornalista da incaricare. Tanto meno sarà accolto il rifiuto personale del giornalista incaricato da parte dell'intervistato e la sostituzione con un collega più gradito. In linea di principio è escluso che sia pagata l'intervista a personaggi sui quali pende un processo penale (Bbc).
E' criterio del Corriere della Sera non favorire una eccessiva contiguità del giornalista con singole personalità, con organizzazioni politiche, economiche o sociali. Per questo motivo si cercherà di ricorrere alla rotazione degli incarichi specifici dopo un congruo periodo di tempo.
Tutela della privacy
Il Corriere della Sera condivide i valori contenuti nel codice di deontologia sulla privacy ed è impegnato a contemperare i diritti fondamentali della persona con il diritto dei cittadini all'informazione e con la libertà di stampa. Particolare tutela sarà garantita ai minori secondo il principio che il loro diritto alla riservatezza va considerato prioritario anche rispetto al diritto di critica e di cronaca. Testi, fotografie così come anche registrazioni o filmati utilizzati nelle edizioni on-line devono comunque rispettare la dignità della persona. Chi non riveste un ruolo di particolare rilevanza sociale o pubblica ha diritto a una tutela ancora maggiore. Nessun giornalista del Corriere della Sera può essere indotto a violare il codice di deontologia e ha diritto di ritirare la propria firma in caso di forzature, aggiunte o correzioni non condivise.
Fanno parte di questo documento la Carta di Treviso e la Carta dei doveri dei giornalisti che si riportano integralmente in allegato.
Norma transitoria
Tutti le situazioni in essere in contrasto con questa "Carta del Corriere" verranno valutate da una commissione composta dalla Direzione e dal Comitato di redazione che concordano, di trovare entro un anno da oggi, per le parti di rispettiva competenza, la migliore soluzione compatibile.
... mi sembra che siamo sulla giusta strada.
Vorrei aggiungere soltanto: il problema dell'indipendenza politica non lo vedo tanto nella rigidità delle forme, ma soprattutto nelle finalità, cioè se un giornale è editato da un gruppo politico è garantito che la finalità sia quella di spostare consenso elettorale. A mio parere è questo il nodo da sciogliere: penso che tutti sappiamo quali grosse carenze si trascina una finalità politica e quanto poco appetibile o leggibile siano i suoi prodotti editoriali.
La forza che potrebbe generare il giornale che vorremmo è invece dirompente, perchè andrebbe a scavare e riportare alla luce argomenti e contensti di vita reale normalmente "sommersi" dalla mega-informazione del III° millennio e dalla sua infinita ridondanza.
Ri-sottolineo l'idea di piattaforma di lancio di una nuova generazione giovanile di teste pensanti, per quanto mi riguarda sarebbe un'esperienza assolutamente nuova nei territori della provincia del profondo nord.
Pino Timpani
Ma perbacco.
Sinceramente non sono d'accordo su di un punto: perchè chi ricopre incarichi amministrativi e/o politici non potrebbe partecipare alla rivista?
Forse c'è qualcosa che non ho capito.
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