La rivista, le discussioni e quant'altro hanno un nuovo indirizzo:
www.vorrei.org
per contatti: larivistachevorrei at gmail.com
ti aspetto
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mercoledì 23 aprile 2008
Un indirizzo per la rivista.
Pubblicato da larivistachevorrei alle 16:13 0 commenti
mercoledì 5 marzo 2008
Il giornale che vorrei.
È nata l'associazione culturale "Vorrei". Sarà lei a pubblicare il nuovo giornale, saranno i suoi iscritti ad eleggere il comitato di redazione e il direttore. Tu conosci un altro giornale qui in giro dove il direttore viene eletto dai redattori? Anche questo è un modo per essere indipendenti e per provare a dare un senso nuovo ad una rivista. Stiamo già lavorando alla struttura e ai contenuti dei primi numeri, insomma l'avventura è cominciata. Proveremo a "inaugurare" per la fine di aprile. Continuiamo a fare le cose alla luce del sole: lo statuto è qui di seguito e siamo pronti ad accogliere suggerimenti e consigli. Fatti avanti!
STATUTO ASSOCIAZIONE CULTURALE
Art.1 – Denominazione e sede
È costituita una associazione culturale denominata “Vorrei” con sede in xxxxxxxxxxx
L’associazione è regolata dalla normativa vigente di cui agli artt. 36 e seguenti del Codice Civile e dalle ulteriori disposizioni dettate per le organizzazioni non lucrative di utilità sociale.
Art.2 – Finalità e scopi
L'associazione non ha fini di lucro.
I soci sono tenuti all’accettazione delle norme del presente Statuto.
L’associazione ha carattere laico, indipendente, autonomo e apartitico;
essa si propone di:
curare una pubblicazione (di qui in seguito “rivista”) il cui tema principale, ma non esclusivo, sia la cultura del territorio nelle sue varie forme ed accezioni;
operare nei settori dell’informazione, del cinema, degli audiovisivi, del teatro, della musica, della danza, della scrittura, delle arti visive, della comunicazione attraverso attività editoriali, attività educative e formative;
promuovere iniziative in tutti i campi in cui si manifestano esperienze culturali, ricreative e formative, di solidarietà sociale e in tutti quelli in cui si può intraprendere con coraggio una battaglia civile contro ogni forma di ignoranza, di intolleranza, di violenza, di censura, di ingiustizia, di discriminazione, di razzismo e di emarginazione, di difesa dei diritti dell’uomo;
difendere e valorizzare il patrimonio artistico, culturale, paesaggistico, ambientale e per la qualità della vita;
collaborare con organi legislativi, amministrazioni statali, enti locali, per il raggiungimento del miglior risultato;
promuovere ed organizzare, anche in collaborazione con altri organismi di cui condivide gli scopi, incontri, dibattiti e manifestazioni, su temi attinenti al proprio scopo sociale.
L'associazione intende perseguire le proprie finalità favorendo lo spirito di partecipazione e di collaborazione, con ironia, irriverenza e intelligenza, adoperando qualsiasi strumento a disposizione per la comunicazione, in special modo quelli che ne favoriscono l'innovazione.
Art. 3 – Risorse economiche
Le risorse economiche dell’associazione sono costituite da:
quote sociali e eventuali contributi volontari degli associati
contributi di enti pubblici ed altre persone fisiche e giuridiche il cui operato e le cui finalità non siano palesemente contrari ai principi fondativi dell'associazione;
eventuali erogazioni, donazioni e lasciti;
eventuali entrate per servizi prestati dall'associazione nell’ambito delle attività istituzionali e di quelle connesse;
ogni altra entrata che concorra ad incrementare l’attivo sociale nel rispetto della legislazione vigente e dei principi espressi in questo Statuto.
Art. 4 – I soci
Il numero degli associati è illimitato.
L’associazione “Vorrei” è aperta a tutti coloro che, interessati alla realizzazione delle finalità sociali, ne condividano lo spirito e gli ideali e siano disposti a contribuire con la propria attività alla loro concreta realizzazione.
I soci si distinguono nelle seguenti categorie:
Soci fondatori: sono coloro che hanno costituito legalmente l’associazione e coloro che, per meriti particolari, siano cooptati dal Consiglio Direttivo. Sono tenuti al pagamento della quota sociale e ad una costante collaborazione alla redazione della rivista.
Soci ordinari: sono coloro che vogliono partecipare e collaborare alla realizzazione degli scopi statutari contribuendo con il versamento della quota associativa e con la collaborazione alla redazione della rivista anche in forme sporadiche. La loro iscrizione è valida se approvata dal Consiglio Direttivo.
Soci straordinari: sono coloro che contribuiscono alla vita associativa con versamenti volontari.
I soci fondatori ed i soci ordinari sono a tutti gli effetti elettori ed eleggibili a tutte le cariche sociali.
Gli eventuali soci minorenni hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri di tutti gli altri associati, ivi compreso il diritto di partecipazione e voto in assemblea.
Art. 5 – Organi dell’associazione
Sono organi dell'associazione:
l'Assemblea dei Soci, che coincide con il Comitato dei Garanti;
il Consiglio Direttivo, che coincide con il Comitato di redazione;
il Presidente, che coincide con il Direttore editoriale;
il tesoriere.
Le cariche associative sono ricoperte a titolo gratuito.
È invece previsto il rimborso delle spese sostenute e precedentemente autorizzate dal Consiglio Direttivo, purché debitamente documentate.
Art. 6 – L’Assemblea
L’Assemblea dei soci è composta dai soci fondatori e dai soci ordinari. Essa coincide con il Comitato dei Garanti e rappresenta l’organo sovrano dell’associazione.
L'assemblea è convocata dal Presidente almeno una volta all’anno e, comunque, ogni qualvolta sia deliberata dal Consiglio Direttivo o ne faccia richiesta scritta almeno tre decimi dei soci in regola con il pagamento della quota sociale.
La data e l’Ordine del Giorno saranno comunicati con i mezzi che il Presidente riterrà opportuno, anche tramite la rivista.
Per la validità della sua costituzione e delle sue delibere in prima convocazione è necessario che siano presenti o rappresentati almeno la metà degli associati e le delibere sono prese a maggioranza dei voti.
Non raggiungendo questo numero di voti, , la sessione è rimandata a non più di quindici giorni. Nella seconda convocazione l’Assemblea si riterrà valida qualunque sia il numero dei soci presenti o rappresentati.
Spetta all'Assemblea deliberare in merito:
all'elezione del Presidente dell’associazione che coincide con il Direttore editoriale della rivista;
all'approvazione del bilancio consuntivo e preventivo;
alla nomina del Comitato Direttivo ed alla definizione del numero dei membri;
alla nomina del tesoriere;
all'approvazione e alla modificazione dello statuto;
ad ogni altro argomento riservatole dallo statuto o che il Consiglio Direttivo intendesse sottoporre.
Art. 7 - Il Consiglio Direttivo
Il Consiglio Direttivo coincide con il Comitato di redazione della rivista ed è composto da un numero di membri variabile da tre a nove, scelti tra i soci.
Dura in carica tre anni e i suoi membri sono rieleggibili.
Il Consiglio Direttivo elegge al suo interno il Presidente ed eventualmente un Vicepresidente.
Qualora, durante il mandato, venisse a mancare uno o più membri del Consiglio Direttivo, il Consiglio Direttivo coopterà altri membri in sostituzione dei membri mancati; i membri cooptati dureranno in carica fino alla prima assemblea, la quale potrà confermarli in carica fino alla scadenza del Consiglio Direttivo che li ha cooptati.
Al Consiglio Direttivo spetta:
prendere tutte le decisioni inerenti al funzionamento dell’associazione, nei limiti statutari, e alla pubblicazione della rivista;
predisporre il bilancio preventivo ed il rendiconto annuale.
Art. 8 - Il Presidente
Il Presidente, che coincide con il Direttore editoriale della rivista, ha la legale rappresentanza dell’associazione e dà esecuzione alle delibere del Consiglio Direttivo.
La carica di Presidente ha la durata di un anno, è rinnovabile e può essere revocata su decisione del Consiglio Direttivo votata a maggioranza di due terzi e ratificata dall'assemblea.
Art. 9 – Il tesoriere
Il tesoriere è nominato dall'assemblea che lo sceglie anche tra i non Soci. La sua funzione è controllare la correttezza della gestione in relazione alle norme di legge e di Statuto. Egli predispone una relazione annuale in occasione della approvazione del Bilancio consuntivo.
Il tesoriere partecipa alle assemblee e alle riunioni del Consiglio Direttivo.
Art. 12 – Durata e scioglimento
L'associazione ha durata fino al 2050, e potrà essere prorogata o anticipatamente sciolta con delibera dell’assemblea dei soci.
Lo scioglimento dell’associazione è deliberato dall’Assemblea straordinaria.
La maggioranza necessaria per tale decisione è di due terzi dei soci in prima convocazione e della maggioranza semplice in seconda convocazione.
In caso di scioglimento dell'associazione, per qualunque causa, il patrimonio sarà devoluto ad altra organizzazione senza fini di lucro avente scopo analogo o affine o a fini di pubblica utilità, salvo diversa destinazione imposta dalla legge vigente al momento dello scioglimento.
Art. 13 – Norma di chiusura
Per tutto quanto non previsto dal presente statuto si fa riferimento alle norme del codice civile e alle leggi in materia.
Pubblicato da larivistachevorrei alle 10:24 0 commenti
mercoledì 27 febbraio 2008
Mousse. La qualità paga e non si paga
Essere indipendenti e avere successo. È possibile. È successo a Mousse. Un ottimo freepress (mensile formato tabloid tipo quotidiano) che tratta solamente arte contemporanea e che nel giro di un anno e mezzo è passato da poche migliaia di copie e meno di 50 pagine distribuite solamente a Milano, a 40.000 copie e circa 120 pagine bilingue distribuite in giro per l'Italia e non solo. Il solito giornaletto impataccato di notizie liofilizzate e lanci di agenzia? neanche per incubo. Articoli lunghi, interviste e tanta attenzione e cura. Riporto alcuni passaggi dell'intervista rilasciata a Undo.net da uno dei direttori, Alessio Ascari.
Cosa limita in qualche modo la libertà di scelta di una rivista?
Limiti ce ne sono tanti. Per cominciare, le difficoltà economiche che una rivista indipendente per forza di cose ha: se fossimo un pò più ricchi potremmo fare un sacco di cose che abbiamo in mente ma che non possiamo realizzare per motivi banalmente economici. Quindi sì, sicuramente il budget di una rivista indipendente impone dei limiti. Però è anche vero che questi limiti in certi casi possono avere un effetto benefico, diventare degli stimoli: sai che devi fare una cosa con un budget limitato e così ti ingegni, tiri fuori dei piani B, delle soluzioni non scontate e magari nuove... Dalla componente economica per esempio è scaturita la scelta di fare un giornalaccio, un tabloid stampato su una carta da due soldi, che però poi alla fine è gratuito, il che non è mai male.
Cosa intendi per rivista indipendente?
È semplice. Una rivista indipendente è una rivista che non ha un editore alle spalle. Quando c'è un editore che mette dei capitali e che quindi - non per forza, ma molto spesso, diciamo quasi sempre, succede così - finisce per influire più o meno direttamente sui contenuti, la rivista non è più indipendente. Nel nostro caso, per fortuna e purtroppo, noi siamo editori, direttori, collaboratori di noi stessi, e quindi dipendiamo solo ed esclusivamente da noi stessi. Poi c'è l'attitudine, lo spirito, lo sguardo: più si è liberi dai condizionamenti (di qualsiasi tipo essi siano) e più si è agili. L'indipendenza e l'agilità vanno insieme.
Qual'è il rapporto con il territorio su cui operate? Nonostante Mousse abbia un registro alto e una portata internazionale, c'è sempre uno sguardo e una stretta relazione con il territorio di Milano.
Milano è la nostra città, la rivista è nata a Milano, i primi numeri sono stati distribuiti solamente a Milano: quindi l'impronta per forza di cose c'è. Allo stesso tempo, forse è antipatico dirlo, credo che per quanto riguarda le istituzioni private, come le gallerie e le fondazioni - per le istituzioni pubbliche si apre tutto un altro discorso - Milano sia la città dove succedono le cose più interessanti e di respiro più spiccatamente internazionale. E quindi ci viene naturale, per una questione di vicinanza fisica e poi per una vicinanza in un certo senso spirituale, avere un occhio di riguardo per la nostra città. Niente di male, infondo. Se succedesse a Napoli o a Roma o in qualunque altro posto nessuno penserebbe a una forma di snobbismo, credo.
In che modo una rivista può porsi come strumento di critica e riflessione?
In moltissimi modi. Per quanto ci riguarda, ti risponderei partendo dal formato che abbiamo scelto: molto povero, un giornalaccio come dicevo prima; un format molto democratico, a tiratura alta e distribuzione gratuita. Fin dall'inizio l'idea è stata giocare sulla duplicità - in modo un pò subdolo, se vuoi, ma divertente; volevamo dare al pubblico una rivista che si distinguesse per i contenuti di qualità e si proponesse come piattaforma di approfondimento vero e proprio, e allo stesso tempo fosse condita e impacchettata in modo accattivante e molto pop, per rendere il più appetitoso e digeribile possibile il messaggio (i messaggi!) che volevamo lanciare. Se ci fai caso, infatti, nonostante l'apparenza disinvolta e "leggera", Mousse è fatto più che altro di approfondimenti: ossia, poche news e tanti articoli lunghi, sui quali bisogna fermarsi e che richiedono di essere letti davvero.
Pubblicato da larivistachevorrei alle 14:31 0 commenti
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sabato 23 febbraio 2008
La fabbrichetta del consenso
C'è un aspetto nella nascita della "rivista che vorrei" a cui guardo con molta attenzione e preoccupazione. È quello della relazione fra i contenuti, il lavoro di redazione e il sistema dei partiti e degli schieramenti, ovvero con quella che con una metonimia inflazionata chiamiamo "politica".
Nei giorni scorsi abbiamo accennato, sul blog e in riunione, al ruolo che dovrebbero avere coloro i quali hanno compiti e incarichi politico-amministrativi. Si è deciso di non porre alcun veto e mi pare giusto perchè altrimenti, di per sè, sarebbe stata solo censura preventiva.
Quello che - secondo me - invece deve restare fuori dalla rivista non è questo o quel nome. Quello che deve restare fuori è la logica che regge, per quel pochissimo che ne so, il sistema dei partiti. In quel microcosmo vige un criterio, quello del consenso, che è molto simile a quello che regge il mercato, le vendite. Rozzamante potrei dire che è "più bravo" un politico perchè raccoglie più consenso così come è "più bravo" un concessionario perchè vende più auto.
Un giornale come quello a cui stiamo lavorando, non di schieramento, non di partito, non commerciale, non vende auto e non raccoglie consenso. Per nessuno se non per se stesso. Mostra e dimostra quello che crede essere davvero interessante, come direbbe Chomsky «ha il compito di scoprire e di riferire la verità, non già di presentare il mondo come i potenti desiderano che venga percepito». Indipendentemente dal fatto che questo faccia vendere più auto o raccolga più consenso per un partito o per uno schieramento.
La logica "da schieramento" arriva a volere che se una notizia o un argomento, una narrazione non rende consenso, imbarazza, crea "attriti interni" non la si pubblica. Non vorrei, non voglio mai vedere nulla di simile nella rivista che vorrei.
Io so che questo è difficile da condividere e digerire per chi (prima o poi) si ritrova a fare i conti con il consenso, in una campagna elettorale o in una riunione di segreteria. Ma è bene che lo sappia.
Io so, perchè in venti anni di giornali e giornalini l'ho visto tante volte, che la ricerca del consenso fa brutti scherzi. Non ti fa dire pane al pane e vino al vino. Perchè quel pane e quel vino potrebbero urtare la sensibilità dei moderati, del ceto medio, dei centristi, dei credenti, dei compagni, dei pensionati, degli amici.
Chi ha a cuore più il consenso per uno schieramento che la genuinità del pane e del vino da offrire sul tavolo della pubblicazione, è meglio che cerchi spazio altrove.
La rivista che vorrei potrebbe portare troppi mal di pancia, troppi musi lunghi nelle segreterie e nelle sale riunioni.
La rivista che vorrei di queste precauzioni, attenzioni, sensibilità, equilibrismi, fintopluralismi se ne deve fregare.
Pane al pane e vivo al vino. Anche se per qualcuno sono indigesti.
Tanto per non andare lontano, non voglio più vedere certi tatticismi visti dentro "Monza la città" finchè ne ho fatto parte. Come non scrivere che il parroco di San Fruttuoso fa togliere i manifesti della festa dell'Unità, perchè dirlo potrebbe irritare qualche cattolico. Accontentare questo o quello, non scontentare quella o quelle. Perchè il rischio è quello di fare un giornale senza spina dorsale, facile a piegarsi al vento che tira.
Schiena dritta, l'umiltà di riconoscere i propri limiti, difetti ed errori quando ci sono, ma il coraggio delle proprie idee. Tutto il resto, equilibri ed equilibrismi e terrore da sondaggio restino fuori. Ci sono altri luoghi e altri momenti per tutto ciò.
La fabbrichetta del consenso ha già troppo spazio e tempo nella nostra vita. Io non ho nessuna voglia di offrirgliene neanche un altro po'.
Se a qualcuno non va bene, lavori al giornale che vorrebbe da un'altra parte. Oppure lo faccio io.
Pubblicato da larivistachevorrei alle 10:50 0 commenti
mercoledì 20 febbraio 2008
La frittata è fatta. Nasce la rivista!
La notizia è che si comincia davvero. Nella riunione di ieri sera abbiamo deciso di partire.
Ecco come e quando.
- Si fonda l'associazione culturale editrice. Nelle prossime due settimane si mette a punto lo statuto/carta dei principi che segna la linea editoriale generale. La quota per chi ha un reddito è di 100 euro (o più, le donazioni sono benvenute), per gli altri di 5 euro. Le quote formeranno il fondo cassa necessario a sostenere le spese di hosting ed affitto della sede per le riunioni, le spese per la registrazione della testata e le altre formalità necessarie. Tutti i soci fondatori godono dei diritti associativi (votano e possono essere eletti). Le iscrizioni successive dovranno essere approvate dai soci fondatori.
In questi giorni occorre dare comunicazione definitiva sulla volontà di diventare fondatori ed iscriversi.
- Chi ricopre incarichi politico-amministrativi può iscriversi.
- I soci sono chiamati ad esprimersi rapidamente presentando le proprie proposte per la carta dei valori, elencando i principi di riferimento da contemplare. Nella prossima riunione sarà approvato lo statuto.
- Il presidente/direttore sarà eletto dai soci.
- La rivista avrà cadenza mensile, si rivolgerà ad un ambito territoriale ma non rinuncerà ad affrontare, quando ne sarà capace, anche temi nazionali e oltre. Il criterio sarà l'incidenza che i temi hanno comunque sulla nostra quotidianità e la capacità di "dire qualcosa di intelligente a riguardo". Al nucleo di contenuti principale e mensile saranno affiancati strumenti adeguati a rendere la rivista attiva e vivace quotidianamente.
- Ai lettori sarà dato adeguato spazio per interventi, suggerimenti, commenti. I criteri per la pubblicazione o meno saranno semplici e palesi.
- La rivista, quando ne condividerà le finalità, parteciperà a battaglie civili e sociali e se ne farà promotrice.
- Sarà una rivista irriverente, indipendente e divertente (speriamo).
Riassumendo, nei prossimi giorni occorre fare:
- elenco delle adesioni
- completare le risposte del questionario
- redigere la bozza di statuto
- elenco delle ipotesi di nome
- elenco delle disponibilità degli autori
- bozza del numero zero
Avanti allora, cominciamo a divertirci.
Pubblicato da larivistachevorrei alle 09:07 0 commenti
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